🏖️ Che "piani" per l'estate?
Questa è la ventunesima newsletter del 2024. Dove si parla di "Piano estate", di calendario scolastico e della triste realtà dei ragazzi che bighellonano in giro.
E siamo arrivati al momento fatidico della riproposizione del Piano Estate.
Il "Piano Estate”, per chi fosse all’oscuro, si propone di potenziare le competenze degli studenti, promuovere l'inclusione sociale e la socializzazione, attraverso attività didattiche, sportive, e culturali nelle scuole italiane, ed è stato rinnovato nel biennio 2023/2024 e 2024/2025 con un finanziamento significativo di 400 milioni di euro. Il “Piano” è tenere le scuole aperte d’estate proponendo attività educative.
Tra le obiezioni ci sono: la mancanza di personale, con segreterie sovraccariche e una scarsa partecipazione sia da parte dei docenti che degli studenti. Infatti meno del 10% degli studenti si è effettivamente impegnato nelle attività proposte, e anche l'interesse dei docenti è limitato, magari perché dopo un anno in classe, preferiamo tutti immergerci in altro tipo di natura.
Neanche la parte burocratica e gestionale delle risorse, in particolare quelle provenienti da fondi europei, è molto semplice perché richiedono una rendicontazione dettagliata e significa un sovraccarico ulteriore per le segreterie delle scuole già oberate da compiti amministrativi.
Secondo le intenzioni la proposta vede la scuola il punto di riferimento per le famiglie in sinergia con le strutture e le associazioni del territorio.
Quando era stato proposto la prima volta, la mia opinione era molto in linea con quella dei colleghi che, in buona sostanza, ritengono che insegnare non coincida, né debba comportare, il fare l’animatore durante l’estate.
Arrivata a maggio, il brivido che sento lungo la schiena quando sento i passi dello studente che si avvicina per urlare: “Prof, mi interroga?” impone che io ammetta di avere bisogno di non vedere studenti per un tempo sufficiente a far scaturire la ricordanza di sapore leopardiano, un po’ di nostalgia e con essa l’illusione di poter tornare in classe con gioia. Diciamo che per preservare un po’ di salute mentale è necessario uno stacco tra docenti e studenti.
Per i docenti, ma anche per gli studenti.
Quanti studenti tornerebbero a scuola d’estate? Magari proprio con quel prof che ce l’ha con te… per proporre ancora cose da studiare?
Azzardo un’ipotesi:
gli studenti provenienti da famiglie agiate si organizzeranno con corsi all’estero o altre iniziative costose e affascinanti;
gli studenti che avrebbero bisogno di un po’ di figure adulte e un po’ di cultura in più perché di studiare non “gli cale” schiveranno i progetti del piano estate come Neo in Matrix. Meglio stare sul muretto, in piazzetta, ascoltare musica dalle casse, farsi qualche canna e rompere qualche cartello.
Eh si, perché se da una parte non posso dare torto agli insegnanti, dall’altra la proposta del Ministero ha delle ragioni.
“Il problema, dice sul Corriere di Lunedì 13 maggio Adriana Colloca, dirigente del Thouar Gonzaga e della Vivaio, è che questi percorsi non sono obbligatori e chi finisce per fruirne non è chi ne avrebbe più bisogno, ovvero i ragazzi che, dopo la fine della scuola, finiscono di fatto a bighellonare in strada».
Ma c’è chi come l’Istituto Comprensivo Alda Merini a questo ha già pensato 10 anni fa:
“Abbiamo laboratori di falegnameria, ciclofficina, orti, sempre aperti. Sono il frutto di un patto educativo di comunità con il quartiere, che ci permette di essere indipendenti dai finanziamenti — dice il preside, Angelo Lucio Rossi —. Il 70% della nostra utenza non va in vacanza. Questi campus hanno una valenza culturale straordinaria, fatta di regole, di studio, dell’espressione dei propri talenti, di tempo insieme, per tanti ragazzi”.
Questo perché Angelo, il preside, è un uomo straordinario, e la vicepreside Rossella Viaconzi, e tanti altri colleghi hanno riconosciuto un problema oggettivo:
i ragazzi finiscono a bighellonare in strada.
Bisogna impegnarli questi ragazzi, dargli la possibilità di lavorare e sentirsi utili a sé stessi, alla famiglia e alla società. Aver tolto la possibilità di andare a lavorare dopo i 13 anni è qualcosa che sta ammazzando i nostri giovani.
E lo dico anche se sarò impopolare: la maggior parte dei nostri ragazzi fuma le canne, fa uso di droghe di vario genere e spesso sono piccoli spacciatori. E non sono solo quelli, poverini, che vengono da contesti disagiati: sono tutti, compresi i ricconi benestanti, dalle scuole private a quelle di periferia, non c’è alcuna differenza.
Forse come sostiene il duo @mammadimerda l’estate è troppo lunga. Qui trovate la loro petizione “Un’estate piena rasa” per accorciare l’estate con dovizia di motivazioni, e ripensare il calendario scolastico.
Sul ripensare il calendario scolastico, io sono molto d’accordo con quanto aveva espresso @letydarcy qualche tempo fa.
Questa potrebbe essere una proposta sensata: più pause e più lunghe durante l’anno.
Magari anche eliminare i riscaldamenti centralizzati che al 25 aprile ci brasano e al 27 novembre sono freddi come il marmo, ma dotare le aule di pompe di calore e pannelli fotovoltaici, così da riscaldare e rinfrescare all’occorrenza e ammortizzare le spese. Non so se 400 milioni di euro sarebbero sufficienti per tutte le scuole d’Italia ma visto che il finanziamento va avanti da tre anni, se la matematica non mi fa difetto direi che potrebbe essere un investimento proficuo (anche in termini di risparmio energetico).
Non è banale quando fuori ci sono 50 gradi all’ombra, proporre di stare al fresco a scuola invece che bighellonare in giro, giocare a carte (perché sviluppa le competenze di calcolo e di ragionamento logico e strategico).
Però, bisognerebbe imparare a dirsi le cose come stanno e che l’emergenza educativa è che:
i ragazzi finiscono a bighellonare in strada e a drogarsi e a fare i delinquenti (perché non c’è un’altra alternativa interessante).
E la scuola può fare qualcosa perché è una realtà capillare su tutto il territorio, perché può avere le risorse umane adatte ad intervenire, perché è una agenzia educativa.
E perché insegniamo sennò?
Non so se il mio ragionamento è chiaro o se ho saltato dei passaggi importanti, fammi delle domande sulle cose non chiare, apriamo un confronto.
Buon caffè ☕️
Simona
PS: Se vuoi testare il mio Lesson plan generator io ne sono lieta.