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Questa è la diciannovesima newsletter del 2024. Dove prendiamo in considerazione visori VR, aule scolastiche e attività di maggio
Siamo a maggio e, immagino come me, anche tu sei nel delirio dell’ultimo mese di scuola.
Chissà poi perché mi infastidisce di più stare fisicamente a scuola. Il mio corpo, mettiamola così, avverte un insopprimibile moto di fastidio. Sottile ma persistente.
È lo stesso fastidio che provo quando torno a casa e trovo tutto in disordine. E so che dovrò perdere del tempo per ripulire e riordinare, perché altrimenti non riesco a lavorare.
Se il corpo sta male, difficilmente ci concentriamo (a meno che non riusciamo a distaccarci completamente o quasi, a livello yogi). E noi impariamo attraverso il corpo. Ne consegue che non possiamo imparare granché se il nostro corpo sta male.
Il problema è che la scuola è brutta. Intendo le sedie, le pareti, la polvere, le persiane che non si aprono, i soffitti bucati e le tapparelle che perdono… ci sono delle piccole aree serene. Nel corridoio del terzo piano dove mi trovo io, ci sono i corridoi con le postazioni pc, i ripiani nuovi e le sedie alte, da bar, azzurre, le pareti tinte di fresco (o quasi).
I miei alunni sono sempre lì, appollaiati.
E poi arrivano i visori.
Sì perché con il PNRR molte scuole hanno rincorso la tecnologia per la creazioni di ambienti di apprendimento e aule 4.0 facendo piovere a pioggia dispositivi “innovativi” nelle scalcagnate aule scolastiche.
Come spesso capita, nella mia scuola i docenti che hanno richiesto i visori non ci sono più (e non perché non fossero di ruolo, ma perché hanno chiesto il trasferimento). Ma qualche docente dovrà pur iniziare ad usarli ed essere formato per poterli usare nella didattica. Vuoi indovinare chi ha vinto il corso di formazione non richiesto?
Mi piace vincere facile. Premetto che la tecnologia mi affascina come un gatto è attratto dal puntatore laser. Ho anche portato il visore a casa per provarlo.
Solo poche considerazioni:
Sony e le altre case di videogiochi hanno promosso i visori tempo fa, perciò nel panorama video ludico in cui i nostri studenti sono ferratissimi, non è una novità. E abbiamo perso l’effetto WOW per catturare l’attenzione;
Le proposte didattiche più interessanti potrebbero essere le simulazioni, ma quando mio figlio l’ha indossato e ha iniziato ad arrampicarsi come SpiderMan, poi mi ha detto “Tieni mamma, prova questo” e io mi sono divertita moltissimo dentro uno sparatutto spaziale. Così ho capito che lo scenario dell’Inferno di Dante non poteva competere.
La sensazione di malessere fisico, di nausea e disequilibrio, è fastidiosa: la realtà è un altra, quella che vedi non esiste davvero e il tuo corpo lo sa, perciò entra in conflitto con la tua mente. In effetti il visore VR non si può usare per più di 20 minuti circa.
E su quest’ultimo punto, mi si è sollevato un dubbio.
Perché decidere di acquistare i visori VR quando si poteva optare per dell’altrettanto mobilio innovativo? Che ne so? Pannelli fonoassorbenti, arredamenti per dibattiti, banchi modulabili, scaffali per biblioteche mobili, arredi da esterno (abbiamo un fantastico giardino) …. Tutto ciò avrebbe reso più piacevole vivere gli ambienti scolastici, magari non tutti e non tutti insieme, ma poco per volta…
E se questo nascondesse il bisogno inconscio di voler scappare? Di non voler stare lì dove siamo preferendo offrire una realtà virtuale? Di non voler vedere la bruttura che accettiamo ogni giorno e che ci rende ostico insegnare e imparare in uno scenario così ostile?
Se fosse così per noi docenti, chissà che impatto può avere sui nostri studenti. E siccome questa parte dell’anno voleva essere dedicata alle possibilità di ri-narrare la scuola, suggerirei per maggio di ideare qualche attività per rendere un filo più accogliente le quattro mura della classe.
Io lo farò come attività di Educazione Civica perché è un dovere civico prendersi cura dei luoghi in cui si vive*. Prima di tutto la classe, noi che siamo a scuola. E questa banale verità consente di interiorizzare una lezione fondamentale: quando non so come prendermi cura di me, posso sempre iniziare ad avere cura del luogo in cui sto perché sia pulito, luminoso e accogliente.
Così potrò esserlo anche io perché il mio corpo si sentirà accolto, pulito e splendente.
Ah, se non hai idea di come strutturare l’attività, prova il mio Lesson plan generator
Buon caffè ☕️
Simona
* Mi sembra poco concreto sollecitare le nuove generazioni ad avere cura del pianeta, quando non ci si cura dei posti dove si studia o si lavora, sbaglio?
Devo confessarti che questa 'cosa' dei visori proprio non mi corrisponde. E, come te, penso che ci sarebbero state un numero tendente a infinito di opportunità migliori per 'migliorare' la scuola e la didattica. Io ho la fortuna di lavorare in un edificio oggettivamente bello: nuovo (cioè, ha 30 e passa anni ma, dati i tempi, lo reputo nuovo!), pulito, ben attrezzato. E FA LA DIFFERENZA.