🫠Relazioni che sfiancano
Questa è la venticinquesima newsletter del 2024. Dove parliamo di stanchezza, relazioni, Indicazioni nazionali e ci mettiamo ad osservare
Ciò che mi colpisce ogni volta, ogni anno, ogni giugno, è la stanchezza che ci crolla addosso.
Non è solo la fatica di tutto l’anno scolastico e non è solo l’innumerevole carico di burocrazia che ci piomba sulle spalle (dopo averci lottato peraltro per nove mesi).
É il peso delle relazioni. Sostenere le relazioni è impegnativo, richiede delle energie che nel migliore dei casi vengono prosciugate. Per questo l’estate, ci diciamo tra colleghi, serve per ricaricarsi.
Le relazioni nelle nostre aule sono complesse. Il grado di complessità è aumentato a dismisura negli anni. Sarebbe stato forse più facile applicare una politica scolastica chiusa, incentrata sulla convinzione che “si è sempre fatto così”.
Di fatto da decenni stiamo lavorando nell’ottica di una scuola inclusiva e accogliente. Ne parla Franco Lorenzoni, un insegnante, in questo articolo di Internazionale.
Lorenzoni difende l’idea di scuola contenuta nelle Indicazioni nazionali del 2012, quelle con cui facciamo i conti tutti i giorni, sostenendone la visione di apertura al mondo contrapposta a quelle di una rinnovata italianità contenuta nel libro Insegnare l’Italia (Morcelliana 2023) scritto da Ernesto Galli Della Loggia e Loredana Perla.
Ho letto tante volte le Indicazioni, perché mi sembra sempre utile un confronto con qualcosa di concreto. Ma fin dalla prima volta in cui ci ho avuto a che fare, ho pensato che ancora la scuola non è così. Non lo è ancora adesso. Forse l’ideale è troppo alto? Forse è anacronistico? Forse è irrealizzabile ovunque?
Se un’idea di scuola che parte dall’analizzare, ma prima di tutto riconoscere, la complessità della nostra realtà quotidiana, per traghettarci in un mondo in cui il valore della persona e della sua crescita si intrecci con le relazioni che stringe è alta, mi trovo costretta d’altronde a non chiedere niente di meno. Mi viene da dire che piuttosto è impressionante l’enorme variabilità che incontriamo nelle nostre aule e che può anche darsi che le Indicazioni ci abbiano spinto come docenti
a farci più domande nei confronti dei nostri studenti e
a fare più domande ai nostri studenti.
La scuola non è più un sistema chiuso che caccia il mondo esterno, anche se a volte la vorremmo così, si sono insediate al suo interno delle forze che ci costringono a cercare al di fuori. In questo modo i problemi della società che 50 anni fa venivano estromessi fuori dai cancelli invadono le nostre discussioni e i confronti tra colleghi.
E poiché ogni scuola e ogni territorio vive una sua specificità, problemi e “soluzioni” non riescono ad essere univoci, pur nel tentativo di “normalizzare” il processo di apprendimento su scala nazionale. Certamente ci sono tratti ricorrenti, che si spalmano su tutto il territorio nazionale ma, mi vien da pensare, sono presenti in altri luoghi, in altre scuole, in altri paesi, vicini e lontani da noi.
Perché fa proprio parte della complessità tenere insieme caratteri molteplici eppure interconnessi: le interazioni reciproche generano complessità con esiti imprevedibili e non lineari.
L’obiettivo di includere e di accogliere, di porre al centro lo sviluppo della persona, spinge a relazionarsi e, sappiamo che la relazione è il canale preferenziale dell’apprendimento.
Tenere insieme la molteplicità dei contenuti disciplinari creando connessioni, la complessità della crescita, anzi delle crescite che avvengono dinanzi ai nostri occhi giorno dopo giorno e la variabilità delle interazioni tra colleghi e studenti (e famiglie), non è una passeggiata.
Il problema del considerare la complessità è che ciò che è complesso cambia, si modifica, evolve continuamente. Quindi per certi versi dagli aggiornamenti dei Nuovi scenari del 2017 siamo ormai lontani: gli scenari attuali si sono ulteriormente complicati. E si complicheranno ancora.
Il sovraccarico per le nostre energie relazionali aumenta perché tutto ciò avviene rapidissimamente. Se da una parte le regole dell’istituzione scolastica consentono di mantenere degli argini, non sempre sono ancora adatte nel leggere la complessità che viviamo.
Le relazioni senza delle regole sono distruttive.
Tuttavia dovremmo riflettere con più attenzione sul fatto che i sistemi complessi tendono ad adattarsi e auto-organizzarsi spontaneamente in risposta a stimoli esterni o cambiamenti interni, generando nuove strutture o modelli di comportamento. È sufficiente una lieve modifica per ottenere risultati diametralmente opposti a quelli previsti.
La mia è solo una riflessione a partire dalla causa della stanchezza che mi e ci investe. Mi piacerebbe trovare un modo per mantenere e tenere le energie sufficientemente alte fino alla fine. Soluzioni in questo momento non ne ho, perciò osservo la complessità in attesa di ispirazione.
Buon caffè
Simona ☕️
PS: Lascio ancora il link per il Lesson plan generator: a quanto pare i miei colleghi hanno apprezzato.
Io ho letto da poco le Indicazioni, mentre studiavo per il corso di Didattica dell'italiano: le ho trovate bellissime, ma irrealizzate e irrealizzabili senza un movimento collettivo degli insegnanti verso quei traguardi...
Buongiorno, Simo. La tua è una lettura corretta: sono le professioni di relazione - e quindi di cura - quelle che generano la massima esaustione.