Scrutini o mercato dei voti?
Questa è la ventiquattresima newsletter del 2024. Dove parliamo di scrutini, di come diamo i voti e di possibili soluzioni più eque.
La scuola è finita e sono iniziati gli scrutini.
Assistiamo ad una triste pantomima. Durante gli scrutini avvengono più spesso di quanto vorremmo dei conteggi e dei mercanteggi sui voti tra materie, condotta ed Ed. Civica che fanno davvero poco onore alla nostra vetusta istituzione.
Per carità! ragionamenti più che condivisibili, dettati soprattutto dal nobile intento di valorizzare chi si è impegnato, chi ha lavorato, chi è migliorato… insomma il “buono” dei nostri ragazzi. Sull’altro piatto della bilancia, come ogni giustizia che sia degna del suo nome richiede, penalizzare chi si è messo sotto solo alla fine, chi ha dato di matto, chi è stato scorretto e/o superficiale…
Va bene, ma il pensiero che c’è sotto questo atteggiamento diffuso è che noi, in qualità di docenti, possiamo giudicare gli studenti. E se effettivamente rientra nei nostri compiti, sotto sotto si insinuano un’infinità di bias tra i più perfidi: la convinzione di essere più obiettivi degli altri, la maggiore attenzione sui fattori negativi, sugli errori e i difetti, la tendenza a pensare che ovviamente tutti gli altri la pensino come noi…
Così succede che in alcuni Consigli di classe si ottengano risultati che, pur espressi numericamente e quindi confrontabili, raccontino situazioni completamente diverse.
Una delle azioni più frequenti è il richiamo ai mitici criteri di valutazione sia per quanto riguarda la condotta sia per quanto concerne le singole discipline.
Ma ovviamente i criteri sono poi manipolabili e funzionali allo scopo “alto” che ci si prefigge, in barba a tutti i criteri.
A tutti noi è capitato di invocare il ricorso ai criteri stabiliti per dare equilibrio alla valutazione. Poi arriva il momento di valutare la ragazzina (o il ragazzino) brava, silenziosa, isolata da gruppo e c’è chi dice “Ma diamo il 10 in condotta così ha il massimo del punteggio” (dei crediti NdR). Che il 10 in condotta preveda il massimo della collaborazione con i compagni e gli insegnanti, essere inseriti nel gruppo classe, e mostrarsi proattivi e propositivi, non conta più un tubo.
Ecco, io propongo questo: ogni classe è diversa dall’altra, diciamo che ogni classe ha una “fisionomia”, quindi io partirei da una valutazione generica che sostanzialmente rappresenti il profilo della classe.
Ogni studente contribuisce a questa fisionomia e, a partire da un indicatore numerico (voto) a cui attribuiamo un valore di riferimento condiviso (le già citate griglie di valutazione con i criteri, gli indicatori etc) si aggiunge o si toglie in base a fatti accaduti, dati reali, evidenze, magari stabilite precedentemente.
Ad esempio, una classe può essere in generale da 7 perché sono sempre agitati, studiano poco e dormono sui banchi: ci saranno le sospensioni che porteranno la valutazione a 6 o addirittura a 5, e i ragazzi che sono più tranquilli avranno l’8, o anche il 9 se spiccano per iniziativa e leadership positiva.
Non dico che non si facciano errori, dico che questo permette, nella varietà infinita delle nostre scuole e delle nostre classi, di essere un filo più equi nel giudizio sugli studenti.
Ed evitare di usare il voto in condotta nel mercanteggiare promozioni e crediti.
Buon lunedì di scrutini
Simona ☕️
PS: Lascio ancora il link per il Lesson plan generator: a quanto pare i miei colleghi hanno apprezzato.