⛱️ Di conseguenze e compiti d'estate
Questa è la ventitreesima newsletter del 2024. Compiti durante l'estate: pro o contro? Parliamo di azioni consapevoli, re-azioni e conseguenze.
Nelle ultime settimane di scuola, il delirio consuma le menti di studenti, docenti, collaboratori. Anche chi osa varcare la soglia degli istituti scolastici viene intrappolato in una atmosfera da tracollo collettivo.
Forse nelle tue classi non accade così, ma dove insegno io, in ogni scuola in cui ho insegnato, accade in questo modo.
Non vediamo l’ora di chiudere i battenti, che arrivi l’8 giugno e finalmente poterci lasciare alle spalle la routine della vita scolastica.
Qualcuno dice: “Questo non sono riuscito a farlo… vuol dire che lo darò per compito”, “Devo ancora consegnare i compiti delle vacanze…”, “Per carità niente compiti, non ho voglia di correggere a settembre”.
Sulla questione dei compiti è difficile prendere una posizione univoca.
Certo, molti si fermano all’osservare che per fare i compiti d’estate è faticoso (è faticoso sempre, ma d’estate…) e i genitori, che non possono più cacciare l’urlo di guerra: “Ah non hai ancora fatto i compiti!” che presuppone vendette e ritorsioni pesanti quanto gli accordi Versailles nel 1919, proprio non hanno voglia di trascorrere i momenti liberi a studiare con i propri figli. Neanche i figli.
Tutto richiede fatica per poterci appartenere. Come in una relazione affettiva, anche per imparare è necessario tempo e fatica. Funziona sempre così quando qualcosa che non ci appartiene inizia a fare parte di noi.
Ma a me sembra che il punto dolente sia sul criterio per cui sposare una posizione o un’altra. Ed è un criterio che gli adolescenti non conoscono, e ci sta, e di sicuro la maggior parte degli adulti non ne utilizza mezzo.
Molti colleghi danno compiti per le vacanze perché i ragazzi sennò arrivano a settembre completamente resettati, non ricordano nulla di tutto quello che avevano imparato e bisogna ripartire da capo. Molti altri sostengono che tanto i compiti li copiano comunque, perciò ha poco senso assegnarne.
Quello su cui non ci soffermiamo è le azioni hanno delle conseguenze. E forse noi non siamo in grado di prevederle tutte, questo è fuori dalla nostra portata, ma possiamo agire non per re-agire (cosa che capita costantemente) ma per avere degli effetti, aspettarci delle conseguenze, aprire delle prospettive diverse.
È un po’a logica del metodo sperimentale, non trovi?
Per me dare i compiti è legato al lavoro con la classe, al rapporto, a quello di cui c’è bisogno. Mi sembra utile creare un collegamento con l’anno successivo, come un filo che ci conduce ad un altro anno senza perdere quello che già abbiamo fatto. Perciò quando arrivo alla fine mi pongo alcune domande:
Su che cosa siamo ancora debolucci? Su che cosa varrà la pena lavorare l’anno prossimo?
Qual è l’azione minima che mi permette di raggiungere il risultato migliore?
Da che cosa vorrei partire a settembre?
Per le mie due quarte dell’istituto tecnico,
lascerò due unità di Storia (che illustrerò questa settimana) da studiare e l’interrogazione sarà fissata per la seconda settimana di settembre (4 minuti a testa, domanda sorteggiata), perché così possiamo ripartire a pieno ritmo da subito;
Per Letteratura assegnerò due libri da leggere a scelta tra quattro titoli. Saranno dei classici, lo scopo è che si impegnino a capire la lingua letteraria, perché a settembre ho pronto un bel Jigsaw con valutazione annessa. Ho bisogno che approfondiscano le competenze linguistiche perché senza le parole non esiste il pensiero.
Ho in mente le conseguenze, non posso prevederle tutte, questo è chiaro. Ma ho in mente il passo successivo sulla base di quelli che sono stati i precedenti. Troppe volte mi sembra che le azioni che decidiamo di intraprendere a scuola, nella didattica, sono legate solo al passato: “siccome non ho fatto questo e quest’altro, siccome non hanno imparato ancora questo, visto che si comportano così…”.
Direi che sono si tratti più di re-azioni a comportamenti o situazioni senza avere un occhio sulle conseguenze a cui vogliamo arrivare o che possiamo provocare nel tempo.
Proprio perché gli insegnanti hanno a che fare con la conoscenza, uno degli atteggiamenti da mettere in pratica è dimostrare consapevolezza delle azioni che compiamo: non solo spiegare agli studenti le conseguenze delle loro di azioni, ma anche delle nostre.
Così posso spiegare ai miei ciccirillotti, oramai in odore di maturità, che l’anno prossimo ci aspetta una bella avventura e durante l’estate, mentre si riposano e magari lavoricchiano, ci ragionano un po’ su. Perché non si dimentichino di me e dei miei amici scrittori che li aspettano.
Buon caffè ☕️ da ultima settimana di scuola
Simona
PS: Se vuoi testare il mio Lesson plan generator io ne sono lieta.