💊Meglio dello Xanax
Questa è la ventottesima newsletter del 2024, di cassetti vuoti, spugne e discariche per pezzetti di serenità. L'importanza di rigenerarsi.
Uno dei momenti iconici per ogni insegnante è quando, alla fine di tutto, il nostro eroe libera il cassetto. Un retaggio del precariato che sta a indicare un altro giro di boa, accompagnato dal pensiero: chissà se sarò qui quest’anno, dove sarò, ogni anno un nuovo cassetto…
Ma anche chi è ormai di ruolo, alla fine della scuola svuota il cassetto di biscotti, residui di verifiche, strappa relazioni ormai inutili, sorride malinconico a qualche pallina di carta o armi varie requisite nell’eterna lotta tra la sopravvivenza e il delirio.
Ed è un momento utile. Non so se questa tendenza all’accumulo ci sia connaturale da quando i nostri progenitori a Çatalhöyük (Turchia, ma altrove si diffondevano altre città) abbandonarono la vita nomade per accumulare risorse di cibo costruendo case di mattoni di fango…
La fame e la mancanza del necessario ci ha resi strutturalmente ingordi accumulatori seriali di oggetti vari?
Di sicuro, liberarsi di ciò che non serve più mette ordine nelle nostre vite.
Il decluttering è diventata una pratica conosciuta e riconosciuta grazie anche al libro di Marie Kondo, consulente e autrice giapponese che ha raggiunto fama mondiale per il suo approccio al riordino e all'organizzazione domestica. Il suo metodo, noto come KonMari, è stato presentato nel suo libro bestseller "Il magico potere del riordino" (2011) e successivamente in una serie Netflix.
Alcuni punti chiave del metodo KonMari:
Categorizzazione: Invece di riordinare stanza per stanza, Kondo suggerisce di organizzare per categorie (vestiti, libri, documenti, oggetti vari, ricordi).
Il criterio della gioia: L'elemento centrale del metodo è mantenere solo gli oggetti che "suscitano gioia" quando li si tocca.
Ordine di decluttering: Kondo propone un ordine specifico per affrontare le categorie, partendo dai vestiti e finendo con gli oggetti sentimentali.
Tecniche di piegatura: Ha sviluppato tecniche specifiche per piegare e riporre i vestiti in modo da massimizzare lo spazio e rendere tutto visibile.
Gratitudine: Kondo enfatizza l'importanza di ringraziare gli oggetti che si decidono di eliminare per il loro servizio.
Visione olistica: Il metodo non riguarda solo l'organizzazione fisica, ma mira a trasformare il rapporto con i propri possedimenti e lo spazio abitativo.
Impatto psicologico: Kondo sostiene che il riordino può portare a una maggiore chiarezza mentale e a cambiamenti positivi in altri aspetti della vita.
Successivamente sono stati svolti molti studi sul legame tra ordine fisico e benessere mentale, anche in senso negativo, ad esempio una ricerca dell’Università della California ha trovato una correlazione tra case disordinate e alti livelli di cortisolo, l’ormone dello stress.
Fa parte della nostra esperienza diretta verificare che nel momento in cui intorno c’è ordine e pulizia anche la disponibilità al lavoro, alla produttività e alla concentrazione migliora.
Quando finisco l’anno scolastico archivio i dati nell’hard disk esterno, ed è come se l’anno fosse davvero finito. Mi aiuta a lasciare libero lo spazio mentale per riposare e accogliere nuove idee.
Ma anche la mia mania di pulire, smontare mobili, imbiancare qualcosa, o addirittura traslocare nel mese di luglio risente un po’ di un’esigenza di decluttering.
Il troppo che ci sommerge soffoca, e ricercare l’essenziale è una abitudine che porta benefici, sia nelle circostanze materiali sia in quelle più organizzative o addirittura morali e ideali. Proprio come diceva mia nonna, il troppo storpia.
Ma c’è una cosa che pochi (o forse nessuno) dicono sul “fare pulizia”. Mentre passo panni all’ammoniaca sulle tapparelle, sgrasso la cappa, mi isso con un piede sulla scala in un pericolante equilibrio circense per raggiungere la macchiolina di muffa, a parte il rischio evidente di fratture multiple al femore, serpeggia in me quella sensazione vittoriosa di avere vinto una battaglia.
Sì, perché non c’è niente come fare pulizia per azzerare l’ansia, o perlomeno imbrigliarla. L’ansia di qualunque cosa avvolga la nostra vita: dal sentirsi giudicata alla preoccupazione per i figli adolescenti, a “quale altra relazione avrò dimenticata stavolta?”.
Nelle nostre corse quotidiane, attraversate da problemi e nodi a volte irrisolvibili, poter dire al nostro cervello: “ecco, questo lo puoi mettere a posto” ci regala quella sensazione di sicurezza per cui su alcuni aspetti della nostra esistenza possiamo realmente cambiare le cose.
Ciò non modifica in alcun modo il dato di realtà che l’immensità dei fatti che accadono sia completamente fuori dal nostro controllo. Però ci mette nelle condizioni di accettarlo meglio: non posso portare la pace nel mondo, ma posso lavorare per un pezzetto di serenità nella mia minuscola cucina Ikea.
Come accennavo la scorsa volta, “fare” è sempre una risposta.
Quest’anno quando i miei studenti mi verranno a dire che hanno l’ansia, gli metterò in mano scopa e straccio e li spedirò a pulire la loro stanza. Funziona meglio dello Xanax. E per di più, hai la casa pulita.
Passare in discarica è più soddisfacente del Tavor.
E svuotare gli armadi, mettendo le foto su Vinted di quello che non si usa più, rilassa più del Lexotan.
Provare per credere.
Buon caffè
Simona ☕️
Da un certo punto di vista, la Kondo-filosofia mi ha "salvata", in passato. E comunque pulire il cassetto ha davvero un che di terapeutico, per me!