Tutto passa attraverso la relazione
...o anche "la relazione passa attraverso tutto". Questa è la terza newsletter del 2024
Buongiorno
Prima di addentrarci nella nostra riflessione della settimana, vorrei avvertirti che sto valutando di cambiare la piattaforma della newsletter per poter proseguire con una maggiore sostenibilità da parte mia e perché desidero una esperienza migliore per chi mi legge (ad esempio la possibilità di recuperare le email indipendentemente dalla data di iscrizione).
Se vi capitassero disagi e inconvenienti, segnalatemelo sia all’indirizzo duechilidiscuola@gmail.com sia su IG @2kgdiscuola.
Ed ora veniamo a noi.
1. Abbiamo iniziato l’anno mettendo in luce come il nostro desiderio di insegnanti sia quello di avere un’influenza positiva sui nostri alunni, affascinare la classe, essere carismatici.
2. Per raggiungere questo risultato ho proposto di pianificare il lavoro che svolgiamo con gli studenti,
3. individuando innanzitutto un obiettivo prioritario.
4. L’obiettivo prioritario non è scelto sulla base di quello che mi dicono le Indicazioni nazionali: quelle sono caratteristiche astratte che poco hanno a che fare con la realtà di tutti i giorni.
Con gli studenti occorre essere pratici, semplici, anche rudimentali se vuoi. Cioè deve essere un obiettivo comprensibile per loro: quest’anno impariamo a non avere paura nelle interrogazioni, oppure a organizzarci nello studio, oppure a parlare davanti agli altri. Robe così.
5. Le Indicazioni nazionali dicono le stesse cose con i paroloni della burocrazia, a te interessa che il tuo obiettivo diventi il loro. Questo fa tutta la differenza di questo mondo.
Come si trasforma il tuo obiettivo nel (in un’ottica di classe) nostroobiettivo?
Intanto nel proporre un lavoro continuativo (non cambiare continuamente approccio o strategia o direzione, perché poi non ti segue più nessuno) da fare insieme.
La relazione è tutto, lo sai benissimo. Credo che nessuno degli insegnanti attualmente in servizio contesti questo assunto. Tuttavia è un assunto, cioè è teorico.
La relazione con gli altri è complessa. Non siamo sempre capaci di salvaguardarla con gli amici e i familiari, con quelli a cui vogliamo più bene e che vivono accanto a noi, figuriamoci sul lavoro.
La relazione con gli adolescenti e con i bambini è sempre più complicata di quella con gli adulti, perché ha delle inevitabili conseguenze e ripercussioni. Tutti vorremmo che i nostri figli trovassero nei propri insegnanti dei MAESTRI. Ma nessuno di noi nasce Mago Merlino e per poter diventare un maestro e un mentore, come vorremmo, ci sono alcuni passi da compiere. Qua ne segno due.
Il primo è una consapevolezza che, io personalmente, perdo continuamente e che ho bisogno di ricordare costantemente: con i miei studenti la relazione è sempre dispari. I rapporti tra compagni di classe sono le relazioni tra pari, ma tra me adulta e il ragazzino di terza media è dispari. Anche quando mi dà del tu. Anche quando mi volta le spalle e sussurra “vaffanculo”. Anche quando urla. Io adulto, tu bambino. Avere chiara la posizione che io assumo nel rapporto è una premessa che io faccio a me stessa continuamente. Senza che questo mi impedisca di essere accogliente, materna, divertente all’occorrenza e severa quanto basta. Non si è sullo stesso piano, io vedo le cose da una prospettiva più alta, una visuale che tiene conto di più cause e conseguenze, tu, che hai l’esperienza dei tuoi 6, 12, 16 anni osservi dal basso, parti dal tuo bisogno egoistico di affermare te stesso, come è giusto, nella crescita. Succede più o meno come indicato nel grafico.
Il secondo elemento che mi sembra utile considerare è questo: comunichiamo per rafforzare gli altri o per farli precipitare. Viviamo nella cultura delle critiche e lamentele: perché la critica è costruttiva e io devo far rispettare i miei diritti. Ma queste tattiche producono più conseguenze depressive che costruttive, perché l’interazione con gli altri si carica di tensione, e la tensione va in circolo. Serve una messa a terra.
“Più aspiriamo all’approvazione e più temiamo la critica”, dice un l’endocrinologo Hans Selye che studiò la sindrome generale dell’adattamento (osservò come tipi diversi di eventi perturbanti per l’organismo producevano le stesse manifestazioni fisiologiche, in particolare: ulcere peptiche, atrofia del sistema immunitario e ingrossamento delle ghiandole surrenali).
I nostri studenti hanno tanto bisogno dell’approvazione degli adulti, come dicono gli psicologi: hanno bisogno di essere “visti”, perché stanno definendo la propria immagine. Ma anche noi abbiamo bisogno di essere “visti”, sennò non desidereremmo con tutte le nostre forze avere influenza, ascendente, carisma sugli alunni che incontriamo. Ci avevi mai pensato?
Allora ti lascio una settimana per rifletterci su e la prossima ti racconterò un aneddoto avvincente sull’onda di questi pensieri.
buon caffè ☕
Simona
PS: Sulla relazione si sono scritti e si scriveranno fiumi di libri perché sarà sempre avventuroso e deludente, imprevedibile e appassionante scoprire l’altro, ad esempio nell’amicizia. Il primo scritto dell’umanità, l’epopea di Gilgamesh ha al centro l’amicizia tra il protagonista ed Enkidu. I filosofi si sono cimentatati nella descrizione di questo particolare tipo di relazione: Platone ne scrisse nel Liside e in altri dialoghi, Aristotele la tratta nell’Etica Nicomachea e Cicerone scrive De Laelio o dell’amicitia.