🔠 #10 Competenza linguistica
Questa è la decima newsletter del 2025. L'analfabetismo funzionale in presa diretta e le responsabilità dei docenti. Una possibile soluzione (non facile)
Una delle scene migliori di quest’anno: la collega in cattedra dichiara ai miei di quinta che l’italiano non serve a niente. Come nelle vignette della settimana enigmistica, in quella entra la sottoscritta per prendere un libro lasciato nel cassetto.
Non sempre si ha la fortuna di cogliere fresche di giornata queste perle che arricchiscono la scuola di tanta ignoranza. Tuttavia, contrariamente alla programmata tematica per questa settimana n. 10, mi sembra doveroso analizzare la situazione attuale sull’insegnamento della competenza linguistica.
Un paradosso
Intanto le sue caratteristiche sono assolutamente originali.
Dopo avere trascorso ben otto anni nella scuola dell’obbligo (spesso con buoni risultati), la maggior parte dei miei studenti non sa comprendere i testi e riconoscere l’uso delle parole1. È inconcepibile, credetemi.
Correggo gli scritti e trovo: Afrodite promette a Paride una bellissima donna, Elena, che però era già sposata, ma spinto da Afrodite, va a Sparta e rapisce Elena all’egittimo proprietario.
A parte il retro pensiero su quanto un uomo possa essere ritenuto proprietario di una donna (appena trascorsa la Giornata per i diritti della donna… parliamone), l’errore sottolinea una questione che si sottovaluta: l’analfabetismo funzionale.
L’insicurezza nell’apprendimento
Apprendere una lingua è come suonare uno strumento: quando esegui O mia bella Madunnina al flauto, non pensi a ogni singola diteggiatura. Gli automatismi2 permettono la fluidità.
L’insicurezza sull’apprendimento linguistico si nota nel fatto che nelle domande di comprensione gli studenti ricopiano pari pari quello che c’è nel testo: ho almeno venti risposte identiche: Poseidone, Era e Atena non sono favorevoli a Paride perché quest’ultimo nella contesa tra le dee avrebbe consegnato la mela d’oro ad Afrodite perché offuscato dalla lussuria.
Con le varianti:
A. per colpa sua, sciegliendo di premiare Afrodite, perché affannato dalla lussuria, si sia scatenata la guerra di Troia.
B. perché nonostante (Paride) avesse già una donna si è abbandonato al lusso…
Avranno capito davvero?
Io speriamo che me la cavo
Noi docenti di Lettere, a volte, indugiamo crudelmente sui refusi dei nostri studenti, accarezzando il sogno proibito di pubblicare una versione 4.0 di Io speriamo che me la cavo3. Ma in questo frangente vorrei che chi legge guardasse il fenomeno “raccolto press’a poco colle medesime parole semplici e pittoresche della narrazione popolare”, in modo da “trovarsi faccia a faccia col fatto nudo e schietto”, come scriveva Verga al Farina4.
Gli automatismi sono fondamentali, ma oggi gli studenti sembrano averli perduti. Una prima conseguenza di questa mancanza di automatismo è sicuramente il ripetere per ripetere, la ripetizione meccanica, possibilmente a memoria, per essere sicuri di non sbagliare perché non ci si fida più delle proprie competenze di “traduzione” del concetto appreso con altre parole. Infatti l’autore la pensa come me, scrive uno.
Tradurre una poesia
Di conseguenza, leggere un testo diventa faticoso e se si tratta di una poesia…
I versi, in cui l’ordine delle parole è invertito, confuso, immaginifico, sono più criptici di una pagina miniata da un amanuense in ostrogoto.
Troppo spesso rinunciamo a lavorare sulle parafrasi: ormai tutti i manuali ci propongono la parafrasi a lato, già pronta e confezionata, cosa che dieci anni fa era ancora sentita come una bestemmia. Ma ehi, nessuno sforzo, nessuna fatica, nessun apprendimento.
Da anni la comprensione del testo è la bestia nera dei dipartimenti di Italiano: agli studenti sfugge il riferimento, a volte addirittura l’informazione pura e semplice, per non parlare di inferenze e sottintesi.
E difatti non colgono più le metafore… Ho chiesto di spiegare perché “il mito non è scritto sulla pietra”:
Il mito non è scritto sulla pietra perché se fosse non potevamo scoprire tutte le cose che oggi sappiamo… essendo che le rocce possono essere distrutte, gettate in mare per la forza dei fiumi o possono essere sotterrate e mai più trovate.
Se ci fossero state scritture in pietra la mia idea sarebbe già cambiata, ci crederei di più a queste storie, agli dei e tante altre cose.
Vivere senza metafore
L’incapacità di decodificare metafore e concetti astratti appiattisce l’immaginazione, l’impulso a sognare e la creatività che porta a soluzioni originali e innovative.
Ma come possono essere migliori di così i nostri alunni, se i primi a far inorridire quando aprono bocca sono gli adulti? E gli insegnanti non fanno eccezione: non è un caso che l’Ocse rilevi che in Italia un terzo degli adulti è analfabeta funzionale (la fonte è IlSole24ore).
L’Unesco5 definisce l'analfabetismo funzionale come la condizione di una persona incapace di comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere da testi scritti per intervenire attivamente nella società, raggiungere i propri obiettivi e sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità.
I peggiori sono quelli che ritengono di sapere parlare bene e conoscere la grammatica. Come me, d’altronde. Poi se fanno gli insegnanti, è ancora peggio.
Una volta discussi con mia zia, che aveva fatto il classico, sull’uso del congiuntivo in luogo dell’indicativo. Esiste il caso consentito nella grammatica: nel periodo ipotetico del primo tipo, quello della realtà, si utilizza l’indicativo. Nonostante io insegni proprio questo, lei restò convinta della sua opinione. Errata, peraltro.
Quello che varrebbe la pena comprendere è che ogni persona, quantunque di buona istruzione, può trasformarsi in un analfabeta funzionale.
Certezze incrollabili
La grammatica crea certezze incrollabili, granitiche, indiscutibili in chi ritiene di possederle. Proprio perché si basa su degli automatismi.
È dall’alto di queste certezze che un docente può dichiarare che l’italiano non serve a niente agli studenti che ha davanti. E questa collega almeno lo ha dichiarato: la maggior parte così pensa, così agisce, ma ipocritamente ti blandisce, dicendo il contrario.
Un docente può dichiarare che l’italiano non serve a niente agli studenti che ha davanti perché ha deciso in cuor suo che raggiungeranno la loro realizzazione come operai e che, di conseguenza, siano destinati a vivere nell’ignoranza, incapaci di pensiero critico o di aspirare ad alti valori o ideali, semplici ruote di un ingranaggio che altri decideranno come muovere.
Mi domando, però, quanto gli stessi docenti siano consapevoli dell’uso della lingua, di ciò che esprimono davvero e di come alcuni problemi relazionali possano sorgere dalla loro stessa incompetenza linguistica.
I miei studenti non sono stupidi. Magari non sanno spiegarlo, ma hanno perfettamente capito che dire che l’italiano non serve a niente vuole dire che non serve a loro, perché loro non hanno valore.
Non esistono soluzioni facili
Ma di sicuro c’è una strada, non banale, presumibilmente impopolare e sicuramente osteggiata. Occorrerebbe lavorare su due fronti:
da una parte esercitare gli automatismi e quindi riportare in auge il lavoro ripetitivo6 (è così che si creano automatismi) e la tanto denigrata abitudine nelle aule scolastiche di scrivere esercizi su esercizi, come l’atleta che allena i muscoli;
dall’altra interrogare e sollecitare l’apprendimento stesso con le domande, il ragionamento e il pensiero critico: far ragionare sul perché delle regole, smontare metafore, giocare con le parole.
In questo modo il lavoro ripetitivo è rivitalizzato dalla curiosità e dalla sfida del pensare e l’uno viene in soccorso all’altro.
Proprio noi insegnanti dovremmo essere i primi a lavorare sulla nostra competenza linguistica. Quasi quasi ci penso seriamente… ultimamente sono stata sollecitata.
Buon caffè,
Simona ☕
PS: Ormai manca poco per Sfide! L’ingresso a Sfide e Fa’ la cosa giusta! è gratuito, ma per il workshop Il pensiero narrativo: alle radici della didattica orientativa - Sfide serve l’iscrizione: il costo è di 15 euro e si può usare la Carta del Docente. Ovviamente la formazione è certificata.
Ci vediamo a Rho Fiera, domenica 16 marzo ore 14:00.
Quello che ho osservato all’inizio dell’anno nella mia prima di secondaria di secondo grado è che si è praticamente azzerata la differenza tra stranieri e italiani. Ormai l’italiano è una lingua seconda anche per gli italiani.
Ho trovato interessante, anche se un po’ confusionario questo articolo, che in sostanza arriva alle mi stesse considerazioni.
A titolo esemplificativo, ciascuna delle seguenti frasi creano dei letali ictus nella parte emotiva dei cervelli dei docenti letterati perciò capita che l’empatia possa essere paralizzata per tempi più o meno lunghi. Un piccolo florilegio, che testimonia l’incertezza sulla lingua:
Se gli dei non avessero intervenuti la guerra non ci sarebbe stata.
Se sarebbe andato dalla sua famiglia di origine, si sarebbe dimenticato di lei.
Secondo me la colpa più avvincente è quella di Paride…
….se lui non avesse partecipato (ai giochi) non si sarebbe sostato lì fino all’arrivo della guerra.
Lui difendeva i greggi e gli altri pastori dagli assalti di fiere e briganti.
Agelao lo portò sulla vetta e se ne andatte, si fermò e vide che un’orsa si stava avvicinando verso Paride e lo allatta.
Nella prefazione all’Amante di Gramigna del 1880.
Nelle indagini Piaac Ocse si rileva attraverso l’indicatore “literacy”. Il 28% tra i 16 e i 65 anni in Italia è considerato analfabeta funzionale.
Da diversi anni, utilizzo un sistema per insegnare la grammatica al biennio. È faticoso ma porta risultati apprezzabili. Da una parte insisto nel presentare morfologia, sintassi della frase e del periodo tutte insieme, come livelli di un’unico oggetto di studio (la comunicazione), dall’altro per sciogliere i dubbi, problematizzo: chiedo perché? Quali sono i verbi? c'è un participio passato: sarà legato a un ausiliare o è usato come aggettivo? Con quali altre parole si accorda quel femminile singolare? Un anno ho proposto un’ora di scrambled sentences alla settimana, consentendomi di fare un ripasso profondo e duraturo. Nelle prove Invalsi la mia classe ottenne il punteggio migliore (considerando da dove erano partiti…)