🎄A dicembre siamo tutti più cattivi
Questa è la cinquantunesima newsletter del 2024. Dove, forse perché è l’ultima settimana di scuola del 2024, ci accorgiamo come la vendetta ci attiri e scegliamo la gentilezza a casaccio.
In un periodo trafelato di chiusura del trimestre, per chi è privilegiato come me, oppure per chi semplicemente non vede l’ora che arrivi il suono della campanella libera-tutti del 21 dicembre, ho deciso di non ammorbare nessuno con i miei sproloqui.
Ma una osservazione, rapida perché il tempo è breve, devo farla.
Non so se i più hanno colto il caso del giovane Robin Hood che ha assassinato il grande magnate delle assicurazioni sanitarie statunitensi ed è acclamato dal popolo. Sull’argomento ci sono approfondimenti più interessanti di quelli che posso fare io, ad esempio trovo sempre utile l’analisi di Francesco Oggiano, il giornalista di will.ita e l’autore della testata Digital Journalism qua su Substack, ed è illuminante l’articolo di Leonardo Bianchi (Complotti) dall’azzeccatissimo titolo: Il nostro amichevole killer di quartiere.
#FreeMangione ha invaso i social e il 26enne, presunto assassino, ha ottenuto l’approvazione di molti.
Non so se capita ad altri, di recente in un paesino della Brianza dove vivo, è stato arrestato per spaccio di droga un ragazzetto (non ancora maggiorenne) che staziona sempre nella piazza, attorniato da ragazzetti preadolescenti e adolescenti, e talvolta anche bambini. Anche in questo caso si è scatenato un tam tam social per #FreeXxxxx. Che tutti sapessero che spaccia e che spaccia a chi va ancora alle medie, non ha impedito ai più di incensarlo come “bravo ragazzo”. Ma forse è un caso… (qualcuno mi contraddica, per favore).
La vendetta nel nostro piccolo
Mi sono accorta in questo periodo come dicembre, più di altri periodi, solleciti il nostro lato più vendicativo, quasi un risveglio della nostra primordiale sete di sangue, un’eredità del nostro passato di animali cacciatori, chissà. Perché accada non è dato sapere, magari siamo sempre stati così e la smania di regali, spese e viaggi, cui sembriamo obbligati ci stressa terribilmente da far trapelare questo aspetto.
In pratica vogliamo vendetta. Gridiamo vendetta. Pagheremmo qualsiasi cosa per consumare la nostra giustizia privata per tutti i torti che subiamo, veri o presunti che siano.
A scuola, per esempio. Scommetto che tutti abbiamo colleghi che proprio non sopportiamo. Non perché non ci prendiamo per affinità elettive o che altro.
Sono quelli che detestano tutti gli alunni, nei secoli dei secoli, che pensano di essere Zeus in trasferta dall’Olimpo, che sanno tutto loro e sono tutto loro. Quelli con cui non si può parlare o discutere, perché tanto gli squilla il telefono o hanno a prescindere ragione loro, che si permettono di denigrare davanti agli studenti qualunque cosa facciano i colleghi perché loro la fanno meglio e ne sanno di più, quelli che agli studenti urlano in faccia (e talvolta sputazzano pure, spero involontariamente) che non valgono niente e via sminuendo.
Si sente l’incazzo che sale? L’odio? Si percepiscono i bisbigli e i risentimenti seminati in giro che si incrociano all’angolo del corridoio, alimentando livori che si riaccendono ad intermittenza come le luci di Natale?
Ecco, anche a me capita. Poi a dicembre quando tutti mi dicono che dovrei essere più buona, mi ammalo di Grinchite perforante.
Studio vendette. Ascolto le vendette dei colleghi, quelle dei genitori, quelle degli studenti (i quali a onor del vero, sono i più clementi, nonostante tutto). Sogno vendetta.
Il farfa
In questo clima così sereno, mi è capitato inaspettatamente di trovare una descrizione perfetta per questa tipologia di persone che ne sanno sempre una e parlano solo di sé.
Insomma, i maestri del farfa sgalbedrato. Francesco Guccini ne ha scritto un brevissimo quanto impareggiabile racconto da bar. Lui lo chiama il Maestro del Gioco. Poiché il Maestro di Gioco commenta tutto su ogni cosa, gli amici del bar decidono di inventare un gioco assolutamente assurdo e senza regole, il farfa sgalbedrato.
Il raccontino è da leggere, anche per la caratteristica creatività linguistica del Modenese.
A me è venuto in mente che tutta ‘sta vendetta mi fa venire mal di schiena, mal di testa, mal di denti e ogni male sulla terra. Che spesso i maestri del farfa che girano per le nostre scale non vedono l’ora di scatenare un mezzogiorno di fuoco che accresca la loro fama imperitura. Che a differenza di chi ha altre cose più impellenti, i conti da pagare, la lavatrice da stendere, i compiti da correggere… esiste anche chi vive per litigare o far litigare.
Emergenza povertà
E ho ricordato a me stessa che l’ironia è l’arma degli intelligenti e che si può ben sorridere come fa il cantore dell’Avvelenata delle povertà altrui. Perché di povertà, trattasi. Umana probabilmente.
Praticate gentilezza a casaccio e atti di bellezza privi di senso.
Questa frase è stata scritta nel 1982 dalla giornalista e scrittrice Anne Herbert su una tovaglietta in un ristorante di Sausalito, California.
Viviamo nella granitica certezza che gli altri si devono meritare la nostra gentilezza e così siamo tutti, maestri del farfa e comuni mortali, mortalmente scontrosi e intimamente corrosi dalla brama di vendetta. Potremmo essere i protagonisti indiscussi di una tragedia di Euripide o di Shakespeare, e senza essere minimamente versati per l’arte drammatica.
Invece la gentilezza non ha bisogno di un motivo per essere praticata1.
Uno dei pochi libri per ragazzi che ho amato in questi ultimi anni è Wonder, di R.J. Palacio (ed è bello pure il film, che immancabilmente mi fa piangere quando Auggie ringrazia la mamma alla fine). Una delle frasi mensili del maestro di Auggie è:
Quando ti viene data la possibilità di scegliere se avere ragione o essere gentile,
scegli di essere gentile.
E ci sono voluti anni per imparare ad agire così.
Quindi questa settimana, per chiudere con una bellezza gratuita, mi ritaglierò un’ora di Educazione Civica in cui spiegherò la frase e chiederò ai ragazzi di inventarsi una gentilezza a casaccio, compierla nelle ore a disposizione e raccontarmela come regalo di Natale e augurio per l’anno che verrà.
Magari curerà la Grinchite…
Buon caffè all’aroma gentile ☕
Simona
Per approfondire, Daniel Goleman, lo psicologo dell’intelligenza emotiva, spiega da anni nei suoi best seller i vantaggi della gentilezza.
Che splendida idea di "compito per le vacanze", Simo... Potrei rubartela!