Che 🎾🎾 Educazione Civica
Questa è la quarantatreesima newsletter del 2024. Dove cerchiamo una chance per fare la differenza nella vita dei nostri studenti e, perché no, anche nella nostra.
In questi giorni di consigli di classe, oltre ai consueti dibattiti sui PdP con siparietti nevrotici, aleggia lo spettro dell’Educazione Civica.

Ex cursus rapido
Non c’è bisogno che ve lo dica io, perché i dirigenti scolastici hanno chiamato subito in causa tutto il collegio chiedendo:
di aggiornare il curricolo
Di inserire l’UDA (l’unità didattica)1 nel documento di classe
Di suddividere le 33 ore di Ed. Civica tra tutti i colleghi.
In sintesi: con il decreto n. 183 del 7 settembre 2024, cioè proprio all’inizio dell’anno, sono state pubblicate le Linee guida dell’Educazione civica, subito dopo il parere negativo del CSPI (che sarebbe il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione) diffuso a fine agosto. Le novità erano già contenute nella Legge 21/20242 che a marzo ci anticipava che per una cittadinanza vera avremmo dovuto integrare il curricolo verticale con l’educazione finanziaria e lo sviluppo economico.
L’idea del MIM sarebbe quella di fornire supporto e sostegno ai docenti in riferimento a “emergenze educative e sociali del nostro tempo”, ad esempio aumento di atti di bullismo, cyberbullismo, violenza contro le donne, dipendenza dal digitale, incremento dell’incidentalità stradale, uso di sostanze stupefacenti, educazione alimentare, salute, benessere della persona, sport…
Ma nella realtà…
Ammetto che l’ho sempre presa molto male, ‘sta storia dell’Educazione civica. Sin dall’inizio. E quando nel 2020 ho seguito il mio corso di formazione sull’Ed. Civica, ho posto la seguente domanda alla preside che in quello momento ci aggiornava sulle Linee guida: ma a che serve fare Ed.Civica se poi alla fine non lo fa nessuno, finisce sempre che se ne devono fare carico Lettere e Diritto se c’è e l’importante è firmare delle ore farlocche sul registro?
La preside si chiama Elena Centemero e mi rispose in questo modo: Ha ragione, ma provi a pensare che possibilità si apre se pensiamo all’Ed. Civica per realizzare progetti di service learning3?
Mi si è aperto un mondo. Sicuramente è una grande verità che tutto quello che facciamo a scuola, dal modo in cui restituiamo una verifica a come ci soffiamo il naso, è Educazione, civica perché siamo nel pezzo di mondo che è la scuola.
Questo ce lo diciamo tutti.
Non avevo però pensato di insegnare queste cose.
Non cambia il fatto che per me l’Educazione civica è un enorme fardello e dopo anni e tante soluzioni creative, comunque è una rottura di palle dover incastrare le ore e fare la tabella con quante ore fa un collega, su cosa etc. Oltre a dover assicurare la valutazione, su cui bisogna pure essere d’accordo.
Non posso vietarmi di farmi stare antipatica l’Educazione Civica.
Una riflessione
Ma non sono io che so come trasformare le cose che non piacciono e non interessano in momenti coinvolgenti, che fanno crescere? Non lo faccio tutti i giorni?
Dopotutto, insegnare significa proprio questo: trasformare le cose, unire punti distanti per avvicinarli ai nostri scafazzati (la parola è dialettale, precisamente del dialetto siciliano, la rubo alla mia collega perché mi sembra renda esattamente il concetto).
Pensiamoci un attimo. Se puntiamo a un obiettivo chiaro—stimolare una maggiore empatia, costruire un gruppo classe coeso, farli riflettere su se stessi—e convergiamo attività e metodi diversi verso questo scopo, creiamo un percorso significativo. Non si tratta più di aggiungere ore farlocche sul registro, ma di dare un senso al nostro lavoro e al loro apprendimento.
Almeno io ho ragionato così: che competenza dovrebbero raggiungere i miei studenti adesso che sono in quinta? Non ho avuto dubbi: devono capire che posto hanno nel mondo, che non sono un’isola in mezzo al mare, quello che fanno ha delle conseguenze sempre anche sugli altri e sulle cose. E che possono scegliere.
Quindi ho pensato ad una proposta che agganciasse qualcosa di concreto: una scuola in Africa (ma può essere qualunque altra cosa: partecipare a un problema della città, fare qualcosa per la scuola, aiutare un compagno…), tante soluzioni per gli studenti alla loro stessa età vivono condizioni differenti, ogni studente un progetto.
Dentro questo teniamo tutto: educazione finanziaria per il piano finanziario, materie di indirizzo per le progettualità, conoscenze storiche per comprendere i bisogni a cui si vuole rispondere, spirito di imprenditorialità ed empatia sollecitate a creare qualcosa di sostenibile…
Ho letto alcune proposte per Educazione civica e non mi sono piaciute proprio perché c’è sempre la tendenza a flaggare la casellina anziché fare qualcosa che abbia un senso. Chi se ne frega se non sviluppi tutti i nuclei? Fai una cosa ma falla bene!
La trasversalità, che tanto paventiamo, altro non è che la capacità di declinare in un linguaggio specifico un obiettivo di apprendimento.
E quando all’esame di maturità pretendiamo che i ragazzi siano capaci di collegare gli argomenti a partire da una immagine, non domandiamo niente di diverso: costruire un discorso coerente rispetto ad un problema dato.
Ho preparato un progetto che ti allego qui: si tratta di una bozza, ovviamente, perché spero di poterla condividere con i miei colleghi.
E c'è la questione del lavoro di squadra tra docenti. Nella scuola secondaria di secondo grado (in particolare), lavorare in team è una sfida, lo so. Siamo abituati a muoverci in solitaria, ognuno nel proprio ambito. Ma chiediamo ai ragazzi di collaborare, di fare gruppo, e poi siamo i primi a non volerlo fare. Forse è il momento di cambiare rotta.
Lavorare insieme è una delle skills più ricercate. Se non l’abbiamo mai fatto prima, sarà anche ora di iniziare a collaborare, condividendo un obiettivo finale, uno scopo che guardi alla crescita dei nostri studenti.
In fondo, l'Educazione Civica potrebbe essere l'occasione per uscire dalla nostra zona di comfort e sperimentare nuove strade. Non più come un obbligo imposto dall'alto, ma come un'opportunità per innovare e crescere, sia come docenti che come comunità scolastica.
Insomma, i primi a dover apprendere l’Educazione civica siamo noi, gli insegnanti.
Buon caffè
Simona ☕️
Una unità didattica (UDA) è un modulo di insegnamento pianificato che guida gli studenti attraverso un percorso di apprendimento specifico e strutturato. Dovrebbe includere obiettivi formativi chiari che definiscono cosa gli studenti dovrebbero conoscere o saper fare al termine dell'unità. I contenuti devono essere pertinenti e allineati con gli obiettivi prefissati.
Le metodologie didattiche possono variare tra lezioni frontali, lavori di gruppo e attività pratiche, mentre le attività dovrebbero coinvolgere attivamente gli studenti. È fondamentale definire i tempi per organizzare le lezioni e le risorse necessarie, come materiali didattici o strumenti tecnologici.
La valutazione serve a misurare i progressi degli studenti attraverso vari strumenti, come verifiche o osservazioni. L'attenzione all'inclusione garantisce che tutti gli studenti possano partecipare attivamente, prevedendo adattamenti per diverse esigenze. Inoltre, la UDA dovrebbe integrare collegamenti interdisciplinari e promuovere lo sviluppo di competenze trasversali come il pensiero critico.
Infine, momenti di riflessione finale permettono di valutare l'efficacia dell'unità e identificare possibili miglioramenti.
Nel contesto dell'educazione civica, una UDA dovrebbe essere coinvolgente, stimolando l'interesse degli studenti attraverso attività pratiche legate alla loro vita quotidiana. Dovrebbe promuovere la partecipazione attiva, incoraggiando gli studenti a esprimere le proprie idee e a collaborare. Lo sviluppo della cittadinanza attiva favorisce la comprensione dei diritti e dei doveri, promuovendo valori come il rispetto e la responsabilità sociale.
Tanto per essere davvero fastidiosa, preciso che la precedente Legge 92/2019 che introduceva l’Educazione civica come insegnamento trasversale (cioè senza ulteriori oneri per lo Stato, perché dobbiamo risparmiare) di 33 ore e valutazione su registro non è decaduta ma solo modificata, mentre invece sono completamente disapplicate le precedenti Linee guida del 2020, che a quella legge si riferivano.
Il service learning è una metodologia didattica in cui gli studenti applicano le conoscenze apprese in classe per realizzare progetti di servizio alla comunità. Combina l'apprendimento accademico con il servizio civico, permettendo agli studenti di acquisire competenze pratiche mentre contribuiscono a risolvere problemi reali della società.