🤝 È possibile collaborare a scuola?
Questa è la quarantunesima newsletter del 2024, ci soffermiamo sulle possibilità di collaborare a scuola, con alcuni spunti e ipotesi da sperimentare. E su una tecnica per comunicare efficacemente
Nell'immaginario comune, l'insegnante è spesso visto come un professionista solitario: io entro in classe, chiudo la porta e spiego. La mia relazione con gli studenti è senza interferenze. Fino a che i genitori (che restano esterni alla scuola) non si intromettono, va tutto bene.
Tuttavia, questa visione non riflette la realtà e, soprattutto, non sfrutta appieno le potenzialità che la collaborazione può offrire.
La forza della collaborazione
Quest'anno ho avuto l'opportunità di lavorare con un'insegnante di sostegno estremamente attenta e preparata, oltre a condividere ore di potenziamento con un collega pieno di idee innovative. E per di più, ho chiesto il supporto di un’insegnante di Italiano L2 (in classe).
Inizialmente, può sembrare complicato integrare altre figure nella propria didattica, soprattutto se si teme che possano essere d'ostacolo. Alcune amiche che lavorano alle primarie mi raccontano storie raccapriccianti delle ore di compresenza.
Ma con il giusto approccio, la presenza di altre figure può trasformarsi in una risorsa inestimabile.
Mi domando da anni come facciano tanti colleghi a vantare l’importanza della relazione quando non sono capaci di instaurare rapporti collaborativi con gli altri adulti con cui (teoricamente) dovrebbero lavorare. Forse perché è molto più facile concepire la relazione docente-studente, che è una relazione dis-pari (cioè un adulto ha più potere su bambini e adolescenti) come appunto un esercizio di potere. Se ci faccio caso potrei dire con certezza quasi matematica che sono le stesse persone che si lamentano che gli studenti non “portano rispetto”.
La relazione tra adulti, che invece sono pari e dovrebbero costituire un team, richiede la disponibilità a:
accettare l’altro e il suo pensiero
mettersi in discussione
ascoltare
non giudicare
dialogare individuando un obiettivo comune
L'importanza delle relazioni e della comunicazione efficace
Le relazioni sono al centro della nostra vita professionale e personale.
Coltivarle con consapevolezza è fondamentale per evitare incomprensioni e sofferenze inutili. Posso riflettere su alcune domande:
- Con chi vorrei trascorrere più tempo nel contesto scolastico?
- Come posso migliorare il mio modo di interagire con gli altri?
- In che modo posso approfondire le relazioni più importanti nella mia vita professionale?
Migliorare la comunicazione, sia con noi stessi che con gli altri, è un passo essenziale per creare un ambiente scolastico positivo. Spesso, il dialogo interiore che abbiamo può influenzare le nostre interazioni esterne. Riconoscere e modificare eventuali schemi mentali negativi ci permette di essere leader più efficaci e docenti più empatici.

E la comunicazione efficace per essere tale ha bisogno dell’esercizio del silenzio.
Lo scrittore Josh Billings una volta disse: “Il silenzio è una delle argomentazioni più difficili da confutare.”
Se penso a tante circostanze che si verificano a scuola, come non dargli ragione?
Quando cerco di impressionare gli altri con le parole, più parlo e più probabilità ho di dire qualcosa di stupido. Perdo l’occasione di stare zitta.
Le persone che dicono poche parole invece è in grado di affascinare e mostrare il proprio carisma. Potremmo dunque sintetizzare: Non parlare mai più del necessario. Mia nonna diceva che il silenzio è d’oro.
Chi ha vera leadership è in grado di esercitare il proprio carisma pronunciando poche parole, selezionate con cura.
La tecnica dell'Auto Osservazione Strategica
Ogni giorno passiamo almeno 16 ore con quella vocina interiore che ci ripete cosa fare, cosa non fare, quanto valiamo o quanto non valiamo. E se imparassimo a comunicare meglio, sia con noi stessi che con gli altri?
Possiamo riferirci a un modello psicologico particolarmente efficace, noto come modello ASCI1 (Analisi Strutturale del Comportamento Interpersonale). Questo modello ci permette di comprendere il tipo di dialogo interiore che abbiamo interiorizzato da piccoli e che continuiamo a riproporre anche da adulti.
La Tecnica dell'Auto-Osservazione Strategica è uno strumento potente per sviluppare una maggiore consapevolezza di noi stessi. Prova a riflettere su situazioni recenti che ti hanno colpito emotivamente e a utilizzare il modello ASCI per analizzarle.
Fasi della Tecnica
1. Scelta di un evento significativo:
- Inizia selezionando un momento recente che ha avuto un impatto su di te. Potrebbe essere un’interazione con uno studente, una lezione che è andata bene o una situazione di conflitto.
2. Scomposizione dell'evento:
- Identificazione delle unità sceniche: scomponi l'evento in momenti chiave. Chiediti:
- Cosa è successo? (evento)
- Quali azioni hai intrapreso? (azioni)
- Quali emozioni hai provato? (stati emotivi)
3. Applicazione della moviola:
- Rivedi l'evento come in una moviola. Scorri lentamente attraverso le unità sceniche, soffermandoti sui momenti che evocano una risposta emotiva forte. Questo ti permetterà di riconoscere schemi ripetitivi.
4. Zooming:
- Zooming In: Focalizzati su un fotogramma specifico della tua esperienza. Quali emozioni e pensieri sono emersi in quel momento?
- Zooming Out: Riporta quel fotogramma nel contesto dell'intero evento. Come si collega a tutto ciò che è accaduto?
5. Prospettiva soggettiva e oggettiva:
- Prospettiva soggettiva: Chiediti come ti sei sentito mentre vivevi quell'evento. Quali pensieri ti passavano per la mente?
- Prospettiva oggettiva: Prova a osservare te stesso come un osservatore esterno. Quali comportamenti e reazioni hai notato in te stesso?
Riconoscere gli schemi disfunzionali non è facile: bisogna imparare a leggere con attenzione i seguenti schemi disfunzionali di dialogo interiore. Sto adottando uno di questi stili negativi?
1. Distrazione e mancanza di guida: Mi sento senza norme interne, lasciandomi sfuggire opportunità importanti?
2. Auto-abbandono: Mi dimentico di me stesso, ragiono caoticamente e faccio scelte avventate?
3. Indifferenza: Non mi curo di me stesso, divertendomi a fare scelte dannose?
4. Auto-punizione: Mi strapazzi e sono il mio peggior nemico?
5. Auto-accusa: Mi obbligo a fare cose che non vanno bene per me, biasimandomi per tutto?
6. Eccessiva severità: Sono esigente e duro con me stesso, mi impongo regole rigide?
Se hai riconosciuto in te uno di questi schemi, non preoccuparti! Ma lavora per proporre a te stesso schemi mentali alternativi che ti aiuteranno a migliorare il tuo dialogo interiore e a costruire una comunicazione più sana con te stesso. La Tecnica dell'Auto Osservazione Strategica non è solo un metodo di riflessione, ma un'opportunità per trasformare la propria comunicazione interiore. Questo migliorerà inevitabilmente anche la comunicazione con gli altri.
Le parole dovrebbero servire per costruire.
Ma, come spesso dico a me stessa, senza un obiettivo comune, difficilmente le parole sono utili. In classe, l’obiettivo dovrebbe essere il creare le migliori condizioni possibili per l’apprendimento degli studenti. E per il loro benessere.
Ad esempio, invece di mantenere un fronte unico davanti alla classe, con i miei colleghi di sostegno stiamo sperimentando nuove disposizioni: mentre io scrivo alla lavagna, la mia collega gira per l'aula, osservando gli studenti da diverse prospettive. Questo non solo ci permette di monitorare meglio l'attenzione e la comprensione degli alunni, individuando problemi e difficoltà molto più rapidamente, ma favorisce anche un ambiente più dinamico e interattivo, correggendo quasi all’istante i comportamenti scorretti.
Ci sono gli insegnanti di sostegno che stanno accanto al ragazzino, ma questa cosa non è sempre ben accetta ai ragazzi, soprattutto quando, adolescenti, fanno l'ingresso in una nuova scuola. Si sentono in difetto, diversi dagli altri, la concretezza della propria fragilità è incarnata dalla presenza del docente (che dovrebbe supportarli).
Quando succede, avere la sensibilità di rendersene conto come ha fatto la mia collega, costringe a cercare nuove strade. Ma ecco l'insegnante di sostegno non è un'insegnante dello studente, ma della classe. Tenendo a mente questo non insignificante dettaglio, si possono trovare soluzioni alternative per collaborare con l'insegnante di sostegno e renderlo una risorsa effettiva per la classe.
Valorizzare le competenze di ciascuno
La collaborazione non si limita all'insegnante di sostegno. Ho coinvolto altri colleghi del mio dipartimento, invitandoli a tenere lezioni su argomenti di loro competenza. Quando un collega esperto di Petrarca ha condiviso la sua passione con i miei studenti, è stata un'esperienza che ha lasciato un segno indelebile in loro (e io mi sono goduta una piacevolissima lezione piena di suggestioni e ispirazione). Quest'anno, ho pianificato di replicare questa iniziativa, coinvolgendo colleghi su tematiche come Gabriele D'Annunzio e Freud. Ogni anno chiedo ai docenti sul sostegno nella mia classe di proporre e organizzare delle lezioni. Introdurre la varietà è utilissimo per sollecitare interessi e aprire le menti.
Queste esperienze arricchiscono il bagaglio culturale degli studenti e dimostrano concretamente la sinergia tra docenti. Inoltre, permettono ai colleghi di sentirsi parte integrante del processo educativo, valorizzando le loro specifiche competenze.
Conquistare il cuore e la mente
Imporre la propria autorità non è la strada migliore per guidare una classe. Per orientare gli studenti verso l'apprendimento, dovremmo conquistare il loro cuore e la loro mente. Ma come si fa? Non è che tutti nasciamo con un carisma talmente forte da incantare platee di GenZ!
Il cuore. Io sogno più in grande di quanto riescano loro e propongo una visione più ambiziosa di quanto abbiano coraggio di pensare.
La mente. Lavoro costantemente per avere sempre più chiarezza sulla strada per realizzare la mia ambizione di vederli diventare grandi, indipendenti, creativi. In questo cerco di ricordarmi di fare leva sulle loro stesse ambizioni ma anche di comprendere le loro paure, perché ogni componente della classe sposi la mia causa (farli volare alto) senza riserve.
La collaborazione e la comunicazione efficace sono strumenti potenti nel nostro mestiere. Iniziamo a pensare a come possiamo integrarle maggiormente nella nostra pratica quotidiana. La leadership non è imporre il proprio poter sugli altri, ma porre le condizioni perché gli altri possano esprimersi al meglio delle loro possibilità. Questo resta valido sia nei rapporti con i colleghi sia nelle relazioni con gli studenti. E se sappiamo coinvolgere i colleghi in questo, figuriamoci gli studenti.
Buon caffè
Simona ☕️
La Tecnica dell'Auto-Osservazione Strategica, secondo il modello cognitivo-interpersonale, è un approccio innovativo per sviluppare la consapevolezza personale e migliorare le relazioni interpersonali. Essa si basa sulla tecnica della "moviola", originariamente elaborata da Vittorio Guidano, e integra il modello di analisi strutturale del comportamento interpersonale (ASCI) di Lorna Benjamin. La tecnica consiste nell'analizzare e comprendere le proprie esperienze emotive e relazionali scomponendo le situazioni in unità sceniche costituite da eventi, azioni e reazioni emotive. Questo processo permette agli individui di prendere coscienza dei loro schemi di comportamento e dei loro stati interni in diverse situazioni.