🤔 Maturità in 4 anni?
Questa è la quarantesima newsletter del 2024. Facciamo un reset per affrontare l'ultimo trimestre 2024: tra pianificazioni, scuola in 4 anni e visioni d'insieme.
Reset, per favore
Mancano ancora tre mesi alla fine dell’anno, ma è già da quaranta settimane che ci teniamo compagnia su queste pagine.
Come sapete, oggi inizia ufficialmente il nostro quarto trimestre. E questa è la quarta settimana di reset: settembre, con il suo carico di entusiasmo, emergenze e provvisorietà è passato, adesso dobbiamo percorrere l’ultimo quarto.
Settembre segna l'inizio di un nuovo capitolo nella nostra vita professionale, ricco di possibilità e sfide. Oppure no. Dipende proprio da come ci proponiamo di affrontare il nostro pezzo fino a Capodanno.
Sappiamo tutti che anche quest'anno non è stato facile, ma non lasciamoci sopraffare dalla sensazione di “non ce la posso fare”, raggiungere strisciando sui gomiti il 20 dicembre per poi, sfavillanti, alzare i calici a San Silvestro.
Anzi, propongo di iniziare questo nuovo percorso con una ritrovata fiducia in noi stessi e nelle nostre capacità (non so se arrivando alla fine di questa newsletter sarà così, ma…).
Indipendentemente da come sia andata finora, in questi 90 giorni circa che ci rimangono possiamo ancora fare la differenza e rendere quest'anno davvero memorabile per i nostri studenti. Ogni successo, e sì, anche ogni “fallimento” degli ultimi mesi, ha contribuito a rafforzare la nostra sicurezza come educatori.
Permettiamoci di sognare un po'. Pensate a quale traguardo vorreste raggiungere nelle prossime 12 settimane (- le vacanze) con la vostra classe. Cosa vi renderebbe orgogliosi del vostro lavoro? Quale risultato vi entusiasmerebbe vedere nei vostri alunni? Che cosa vi farebbe sentire soddisfatti del vostro lavoro?
Immaginate un nuovo obiettivo ambizioso ma realizzabile. Ricordate, dev'essere qualcosa che desiderate veramente realizzare, non un semplice compito da spuntare sulla lista.
Alcuni suggerimenti: pianificare, parlare lentamente, dimezzare
Una sfida interessante potrebbe essere quella di parlare più lentamente durante le lezioni. Sembra strano, vero? Ma chi parla in modo fermo e pacato dimostra padronanza dell'argomento e trasmette sicurezza agli studenti. Potremmo sperimentare questo approccio e osservarne gli effetti sulla classe.
Ora, passiamo alla pianificazione del trimestre. Vi propongo di creare un calendario:
Settimana 40 [Inizia il 30/09/2024]
Settimana 41 [Inizia il 07/10/2024]
Settimana 42 [Inizia il 14/10/2024]
Settimana 43 [Inizia il 21/10/2024]
Settimana 44 [Inizia il 28/10/2024]
Settimana 45 [Inizia il 04/11/2024]
Settimana 46 [Inizia il 11/11/2024]
Settimana 47 [Inizia il 18/11/2024]
Settimana 48 [Inizia il 25/11/2024]
Settimana 49 [Inizia il 02/12/2024]
Settimana 50 [Inizia il 09/12/2024]
Settimana 51 [Inizia il 16/12/2024]
Settimana 52 [Inizia il 23/12/2024]
Usiamo questo calendario per annotare le tappe più importanti: verifiche programmate, gite scolastiche, consigli di classe, o qualsiasi altro evento significativo. Ma attenzione: siate realistici nei vostri obiettivi!
Se vi siete prefissati di correggere 100 compiti a settimana, provate a dimezzare questo numero. Gli obiettivi troppo ambiziosi possono portare a frustrazione e stress. Invece, raggiungere costantemente obiettivi più modesti ci darà la spinta per essere più costanti.
Questa pianificazione ci aiuterà a incastrare i nostri obiettivi professionali “in mezzo al casin di nostra vita”. Ci permetterà di avere una visione d'insieme del trimestre e di adattarci meglio agli imprevisti che sicuramente incontreremo.
Ricordate, il nostro obiettivo non è la perfezione, ma il progresso costante. Siamo qui per imparare e crescere insieme ai nostri studenti.
Allora, quale sarà il vostro progetto per questo finale di anno scolastico? Come pensate di rendere questi ultimi mesi davvero significativi per voi e per i vostri alunni?
Il mio riordino
La mia sfida personale questa settimana è riuscire a mettere in ordine e pulire la mia casetta perché so che l’ordine è la condizione di cui ho bisogno per pensare meglio (anche perché arriva quell’uragano di mio fratellino, 100 kg di risata genuina).
Perché siamo investiti (ogni anno) da novità sulla scuola, spuntate a sorpresa (forse) dai cappelli del caro Ministro dell’Istruzione.
Abbiamo nuove Linee guida sull’Educazione Civica, continueremo forse l’orientamento con i tutor, il PNRR ci perseguita ma l’effetto terrore l’ha ottenuto la proposta di legge n. 1739 sulla scuola quadriennale.
A me piace capire le cose. Non perché possa risolvere o abbia delle soluzioni, ma proprio per comprendere ciò che mi circonda. Ed evitare quei toni da venditori di rimedi miracolosi che mi sa tanto di circo.
Iniziamo dalla fine, con la proposta della scuola quadriennale.
La nuova proposta di legge n. 1739 è stata presentata alla Camera dei Deputati il 26 febbraio 2024. L’intento, assolutamente manifesto, è cambiare il modo in cui funziona la scuola superiore in Italia, facendola durare quattro anni invece di cinque.
Se la proposta di legge passa, il Governo dovrà legiferare delle nuove regole per mettere in pratica questi cambiamenti. Ecco le cose principali che la legge si prefigge:
Far durare la scuola superiore quattro anni, divisi in due periodi di due anni ciascuno.
Far sì che gli studenti imparino in quattro anni tutto quello che ora imparano in cinque.
Continuare a insegnare tutte le materie che ci sono adesso, compresa l'educazione civica.
Usare più tecnologia, fare più attività pratiche e usare nuovi modi di insegnare, anche insegnando alcune materie in inglese (CLIL).
Assicurarsi che gli insegnanti non perdano il lavoro con questo cambiamento.
Chi1 ha proposto questa legge pensa che la scuola italiana abbia bisogno di essere aggiornata per essere più moderna e simile a quelle degli altri paesi europei. Alcune scuole che hanno già provato a fare lezioni in quattro anni e hanno avuto, a detta dei proponenti, buoni risultati.
La legge dice anche come si dovranno approvare le nuove regole, e che si potrà chiedere cosa ne pensano i gruppi di lavoro del Parlamento che si occupano di scuola. Al momento questa proposta risulta assegnata alla Camera, in particolare alle commissioni per verificare la effettiva fattibilità (qui per vedere l’iter procedurale).
Come è facile da immaginare, non sono mancate le critiche2. Vediamone alcune:
Taglio ai soldi per la scuola pubblica. La FLC CGIL sostiene che la proposta di legge sia motivata dalla volontà di ridurre le spese per l'istruzione pubblica, a scapito della qualità dell'offerta formativa.
Preoccupazione per la qualità dell’istruzione e la maturazione degli studenti. Fare la scuola in quattro anni invece che in cinque, senza cambiare bene i programmi, potrebbe far imparare meno agli studenti e non farli crescere abbastanza.
Riduzione dei posti di lavoro. La riduzione di un anno di scuola potrebbe comportare una riduzione del personale docente e ATA, con conseguenze negative sulla qualità dell'insegnamento e sull'organizzazione scolastica. Con un anno di scuola in meno, ci sarebbero disoccupati in più.
Riduzione automatica del 20% delle cattedre di sostegno. Alla faccia dell’inclusività e dei TFA.
La maggior parte delle scuole e delle famiglie non vuole questo cambiamento. Quando hanno provato a fare scuole di quattro anni in passato, pochi hanno voluto partecipare (la FLC presenta i dati nell’articolo).
Bocciatura da parte del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI). Il CSPI ha espresso parere negativo sui percorsi quadriennali in diverse occasioni (2018, 2021 e 2023).
Far lavorare i giovani troppo presto. La FLC CGIL critica l'obiettivo di anticipare l'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro, sostenendo che la scuola dovrebbe fornire agli studenti gli strumenti per affrontare un mondo del lavoro in continua evoluzione, piuttosto che prepararli a rispondere a immediate esigenze produttive.
Non è vero che siamo diversi dall'Europa. La FLC CGIL contesta l'affermazione secondo cui la maggior parte dei Paesi europei concluderebbe i percorsi di istruzione secondaria a 18 anni. In realtà, solo la metà dei Paesi UE adotta questo modello, e molti di questi non rappresentano modelli di eccellenza a livello scolastico.
Più tempo a scuola è meglio. I dati OCSE3 dimostrano che i Paesi con risultati scolastici migliori sono quelli che garantiscono un periodo di istruzione più lungo.
In poche parole, le critiche principali sono che questa legge potrebbe peggiorare la qualità della scuola, che non è stata pianificata bene, che non ci sono abbastanza soldi per farla funzionare, e che pensa troppo al lavoro invece che a far crescere bene gli studenti.
Sembrerebbe quasi che questa proposta di legge venga fuori dal nulla. La scuola (come in generale le amministrazioni pubbliche in Italia) è un groviglio di infestanti legislazioni, chissà come mai ogni tre per due ci infilano un qualcosa che ci riguarda. Districarsi nel ginepraio non è cosa da poco.
C’era una volta…
Tutto inizia nel 2015, con la famosa legge sulla “Buona scuola” di renziana memoria (forse potevo andare ancora più a ritroso, ma è già incasinato così).
La legge 107 delega al governo la revisione dei percorsi dell’istruzione professionale e raccordo con i percorsi dell’istruzione e formazione professionale. Tale revisione prende forma con il D.lgs 61/2017, che ha introdotto dei cambiamenti nell'assetto dell'istruzione professionale in Italia previsto dal D.P.R. 87/10. L’abrogazione è graduale e necessita di regolamenti attuativi, in parte emanati e in parte emanandi. Infatti, in applicazione del DLgs 61/17, è stato emanato il 24 maggio 2018 il Decreto interministeriale n. 92, che costituisce un passaggio fondamentale per l’effettivo decollo della riforma dei professionali.
Una novità significativa è l'introduzione del Progetto formativo individuale (PFI), che deve essere redatto per ogni studente entro il 31 gennaio del primo anno di frequenza. Questo strumento mira a personalizzare il percorso di apprendimento, valorizzando le competenze acquisite anche in contesti non formali e informali. Sentito il Consiglio di classe, il Dirigente scolastico individua i docenti-tutor per sostenere gli studenti nell’attuazione e nello sviluppo del proprio Progetto formativo individuale, che deve essere aggiornato durante l’intero percorso scolastico.
Inoltre si promuove l'utilizzo di metodologie didattiche innovative, come l'organizzazione per Unità di Apprendimento (UDA) e l'adozione di un approccio induttivo basato su esperienze laboratoriali e lavoro cooperativo.
L’obiettivo dichiarato nel Decreto 61/2017, è formare figure professionali di livello intermedio capaci di assumere ruoli operativi nel mondo del lavoro, offrendo risposte articolate e dinamiche alle esigenze del mercato.
Questi cambiamenti vorrebbero anche contribuire a contrastare la dispersione e l'abbandono scolastico, una problematica significativa nel contesto italiano.
L’idea era, fin dall’inizio, raggiungere questi traguardi garantendo il passaggio tra percorsi di istruzione professionali e percorsi IeFP. Ma per far questo occorre lavorare su degli accordi tra Stato e Regioni perché il secondo ciclo del sistema educativo è formato dalla Scuola Secondaria di II grado (licei, istituti tecnici e istituti professionali), di competenza statale, e dall’Istruzione e formazione professionale, di competenza regionale.
Questa riforma si inserisce in un più ampio processo di rinnovamento del secondo ciclo di istruzione. Non c’è infatti solo il decreto 61 ma anche il DM 567/17 (promozione del piano nazionale di innovazione ordinamentale nell’ambito del quale viene avviata la sperimentazione nazionale dei percorsi quadriennali).
Come è cambiata la scuola negli ultimi anni
Tra le principali novità degli ultimi anni per tutta la Scuola Secondaria di II grado c’è sicuramente l’alternanza scuola-lavoro (ASL), introdotta obbligatoriamente in tutti gli indirizzi del secondo ciclo e che consente di creare una “spaccatura” sul lavoro in ogni tipologia di scuola.
È in questo panorama che si innesta la legge 99/2022 con l’istituzione degli ITS.
Gli ITS Academy si inseriscono nel contesto scolastico italiano come parte del sistema terziario di istruzione tecnologica superiore, ponendosi come ponte tra la scuola secondaria di secondo grado e il mondo del lavoro. Offrono percorsi formativi professionalizzanti di alto livello, con una forte componente pratica e un'attenzione specifica alle esigenze del mercato del lavoro locale.
L'integrazione tra istruzione professionale (IP) e istruzione e formazione professionale (IeFP) è promossa attraverso il Decreto Legislativo 61/2017, che stabilisce un sistema interconnesso. Gli studenti possono passare tra i due percorsi, acquisendo qualifiche e diplomi in modo flessibile. Le istituzioni scolastiche sono incoraggiate a collaborare con enti formativi e aziende per progettare un'offerta formativa integrata, facilitando l'accesso a percorsi di istruzione terziaria e garantendo continuità nell'apprendimento.
La sperimentazione di percorsi quadriennali e biennali di alta formazione è prevista per migliorare le competenze professionali. Lo scorso anno infatti, il MIM aveva emanato un avviso4 per la sperimentazione di una filiera 4+2, sulla scorta di quanto già emanato dal DM 240/2023 .
A questo punto l’iniziale riordino degli istituti professionali, ha coinvolto anche gli istituti tecnici, allo scopo di permettere passaggi semplici tra percorsi di studi differenti. In che modo?
Gli istituti scolastici tecnici e/o professionali attiverebbero i percorsi quadriennali e dovrebbero aderire ad accordi di rete in cui sono presenti Istituti professionali e/o tecnici, ITSAcademy, IeFP, e ovviamente le Regioni d’intesa con gli Uffici Scolastici Regionali: questo dovrebbe limitare il fenomeno della dispersione scolastica che affligge la scuola italiana.
La sperimentazione dei percorsi quadriennali è strettamente collegata al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), in particolare alla Missione 4, che mira a migliorare la qualità e l'accessibilità dei servizi di istruzione e formazione. Questa iniziativa è parte di un progetto più ampio per riformare gli istituti tecnici e professionali, allineando i curricula alle esigenze del mercato del lavoro e promuovendo l'innovazione tecnologica e digitale.
I percorsi quadriennali sono progettati per essere integrati in una filiera formativa tecnologico-professionale, che coinvolge non solo le scuole, ma anche Centri di Formazione Professionale e ITS Academy. Questo approccio mira a garantire una continuità educativa e formativa, facilitando l'accesso degli studenti a percorsi di istruzione superiore dopo il diploma. La riforma prevede anche l'adozione di metodologie didattiche innovative e flessibili, in linea con gli obiettivi del PNRR di modernizzare il sistema educativo. Cioè, si sono accorti che si crea una significativa riduzione di motivazione nella frequenza scolastica tra i 13 e i 15/16 anni (i ragazzi non vogliono studiare, detta male), perciò la possibilità di integrare la proposta formativa con laboratori e esperienze di lavoro potrebbe consentire di “rientrare” nel percorso scolastico e proseguire con migliori risultati.
La possibilità di sostenere l'esame di maturità con valore equivalente al percorso quadriennale è prevista nel contesto della riforma dell'istruzione tecnico-professionale. Secondo le disposizioni, gli studenti che completano con successo il percorso quadriennale sperimentale possono accedere all'Esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione, proprio come gli studenti dei percorsi quinquennali ordinamentali.
In particolare, il D.M. n. 240 del 7 dicembre 2023 e il Decreto Dipartimentale n. 2608 stabiliscono che non ci sono preclusioni per l'accesso all'esame di Stato per gli studenti che hanno completato i percorsi quadriennali. Questi studenti riceveranno un diploma che avrà la stessa spendibilità del diploma quinquennale, consentendo loro di accedere a corsi di ITS Academy o all’università.
Tirando le somme
A fronte di tutto ciò, in realtà l’unica novità della proposta di legge n. 1739 è che coinvolge anche i licei e che non è più ipotizzata come sperimentazione.
E so che è sfuggito a molti, ma a me la cosa che è saltata subito all’occhio è che nel riordino degli istituti professionali così come risulta nel D.lgs 61/2017 si istituisce la figura del docente tutor: la stessa figura che è stata introdotta a sistema con il Decreto 328/2022, quello dell’orientamento. Sarà un caso?
Tirando le somme di questa lunga ed estenuante ricerca delle fonti normative, sparse qua e là, e peraltro alcune (il DDL 924 ad esempio) neanche effettive allo stato dell’arte attuale, mi viene da pensare che una progettualità alla base ci sia da tempo, da molto più tempo di quanto ci accorgiamo. Reagiamo a caldo su singoli pezzi, senza avere contezza dello sguardo d’insieme: da una parte, secondo me per una scarsa trasparenza dei legislatori che disseminano linee guida e decreti in mezzo a tante altre cose, dall’altra perché facciamo noi stessi fatica ad accettare un cambiamento della scuola. Serve guardare il quadro tutto intero, “the big Picture”.
Posso ipotizzare che, vista la costanza con cui è richiamata, la natura di queste “modifiche” parziali sia allinearsi con un sistema europeo per aumentare la competitività del nostro paese.
Posso anche immaginare quanto siano problematiche didattica, relazione con gli alunni, successo formativo negli istituti professionali (e forse queste proposte mirerebbero ad arginare una situazione alla deriva?). Ma aggiungerei che si torna indietro facendo finta di andare avanti: quando andavo a scuola io a 13 anni potevi scegliere l’avviamento al lavoro e iniziare l’apprendistato… non stiamo cercando di ovviare l’obbligo di istruzione?
Posso farmi venire il dubbio che non solo la scuola italiana, ma tutte le scuole saranno travolte da una rivoluzione, perché il mondo e la società in cui viviamo non solo è distante anni luce da quello di 50 anni fa, ma lo è anche dalla vita di 20 anni fa e addirittura di 10 anni fa. E mi chiedo se questi cambiamenti “parziali” siano davvero utili, senza un pensiero approfondito sull’attualità che viviamo e la tradizione che ci portiamo addosso.
Ci sono voluti tempi lunghissimi perché i nostri progenitori scendessero dagli alberi e iniziassero a camminare sui piedi, lasciando libere le mani e poi iniziassero a costruire oggetti. Andando avanti di questo passo finirà che scapperemo sugli alberi per involverci a tempo di record.
Avrei voluto chiudere questa lunghissima newsletter, suggerendo che abbiamo bisogno di capire il senso del disegno di cui possiamo vedere solo alcune parti. Questo è valido per noi, ma resta valido anche per i nostri studenti. Perciò a volte è importante fermarsi un attimo e spiegare perché chiediamo questo pezzo e quest’altro, che cosa vorremo raggiungere, qual è il fine di quello che chiediamo di fare.
Ma senza avere noi un’idea concretizzata in una pianificazione, non possiamo fornire risposte sensate.
Buona pianificazione a tutti noi, e che questo sia un trimestre memorabile.
Ce la possiamo fare, ne sono sicura.
Buon caffè
Simona ☕️
Miele, Bof, Cavandoli, Di Mattina e Pierro (Lega)
La ricerca che viene citata è "Education at a Glance 2024", una pubblicazione dell'OCSE che fornisce una panoramica dello stato dell'istruzione nel mondo. Alcuni dei punti chiave del documento:
Contesto internazionale: Il documento presenta dati sull'organizzazione dei sistemi scolastici in diversi Paesi, inclusi quelli europei, fornendo un quadro di riferimento per l'analisi comparativa. Ad esempio, riporta informazioni sull'età di conclusione della scuola secondaria di secondo grado (Capitolo B2) e sulle caratteristiche dei percorsi di formazione degli insegnanti (Capitolo D5).
Fattori economici: Il documento analizza gli investimenti nell'istruzione, le spese per studente e le fonti di finanziamento, offrendo dati utili per valutare le implicazioni economiche di una riforma scolastica. Ad esempio, riporta informazioni sulle spese per studente per livelli di istruzione (Capitolo C2) e sulle tasse universitarie (Capitolo C5).
Aspetti pedagogici: In diversi passi, la rilevazione affronta temi come l'abbandono scolastico, i tassi di completamento e l'accesso all'istruzione superiore, elementi importanti per valutare l'efficacia di un sistema scolastico. Ad esempio, presenta dati sui tassi di completamento dei diversi livelli di istruzione (Capitolo B4) e sulla partecipazione all'istruzione degli adulti (Capitolo A5).
Stralcio, giusto per chiarire: “Il piano nazionale di sperimentazione è finalizzato a verificare l’efficacia della progettazione di un’offerta formativa integrata in ambito tecnologico-professionale, capace di garantire ampie opportunità di scelta di istruzione e formazione all’interno di una filiera che coinvolge istituti tecnici e professionali, istituzioni formative accreditate dalle Regioni ai sensi del Capo III del decreto legislativo n. 226/2005 e ITS Academy di cui alla legge 15 luglio 2022, n. 99, prevedendo al contempo sinergie con il sistema delle imprese e delle professioni e valorizzando i talenti degli studenti al fine di contrastare il fenomeno della dispersione scolastica.”