Questa è la quarantaquattresima newsletter del 2024. Dove metto in parole quello che non va nella scuola, almeno per come la vedo io... parlando tra me e me, nella mia testa...
Riflessioni scomode che potrebbero benissimo essere declinate per la genitorialità. Il concetto è sempre non posso insegnare agli altri qualitá che non nutro prima in me. Diventare quella persona che desidererei frequentare, avere a fianco, educare.. è nostra responsabilità. Il resto cade nel vittimismo sterile e aghicciante del “tanto si è sempre fatto così”. Grazie Simona per aver pronunciato parole fuori dal politically correct
Sai che più vado avanti e più mi sembrano accomunati da una difficoltà identica i ruoli di docente e di genitore. Forse perché il problema ha a che fare con la latitanza della figura adulta? Ho sbirciato alcuni articoli del The Economist che ne parlano.... ci ragionerò. Grazie Giada, soprattutto perché mi fai compagnia in una avversione irrefrenabile nei confronti del "si è sempre fatto così". Sarà pur ora di cambiare? Un abbraccio con il terzo caffè della giornata
E io arrivo con ancora più ritardo... Ma volevo sottolineare e condividere il tuo pensiero, con a cascata tanti pensieri che da esso scaturiscono: per essere creativi occorre tempo che dovremmo concederci oltre le 18 ore, per essere creativi bisogna avere una idea di scuola che vada oltre alla classe ma che si cali nella classe, per portare una ventata di novità è necessario essere aperti alla novità. E allora è più facile, meno dispendioso di energie, attenerci a programmi e indicazioni burocratiche, che finito quello hai finito tutto, non sarai oggetto di convocazioni particolari, avrai fatto ciò che si aspettano da te. Perché non ho ancora trovato qualcuno che si aspetta che io sia creativa, quanto tanti che si aspettano che non si creino "problemi" (che da matematica mi è difficilissimo, essendo il sale della mia vita 😅). Così... Pensieri sparsi prima del mio primo caffè 😜
Arrivo tardissimo (e ho ancora in arretrato da rispondere al tuo 'quesito' su Morin!) ma dico che in queste tue considerazioni - scomodissime - mi rispecchio con una nitidezza assoluta.
Riflessioni scomode che potrebbero benissimo essere declinate per la genitorialità. Il concetto è sempre non posso insegnare agli altri qualitá che non nutro prima in me. Diventare quella persona che desidererei frequentare, avere a fianco, educare.. è nostra responsabilità. Il resto cade nel vittimismo sterile e aghicciante del “tanto si è sempre fatto così”. Grazie Simona per aver pronunciato parole fuori dal politically correct
Sai che più vado avanti e più mi sembrano accomunati da una difficoltà identica i ruoli di docente e di genitore. Forse perché il problema ha a che fare con la latitanza della figura adulta? Ho sbirciato alcuni articoli del The Economist che ne parlano.... ci ragionerò. Grazie Giada, soprattutto perché mi fai compagnia in una avversione irrefrenabile nei confronti del "si è sempre fatto così". Sarà pur ora di cambiare? Un abbraccio con il terzo caffè della giornata
E io arrivo con ancora più ritardo... Ma volevo sottolineare e condividere il tuo pensiero, con a cascata tanti pensieri che da esso scaturiscono: per essere creativi occorre tempo che dovremmo concederci oltre le 18 ore, per essere creativi bisogna avere una idea di scuola che vada oltre alla classe ma che si cali nella classe, per portare una ventata di novità è necessario essere aperti alla novità. E allora è più facile, meno dispendioso di energie, attenerci a programmi e indicazioni burocratiche, che finito quello hai finito tutto, non sarai oggetto di convocazioni particolari, avrai fatto ciò che si aspettano da te. Perché non ho ancora trovato qualcuno che si aspetta che io sia creativa, quanto tanti che si aspettano che non si creino "problemi" (che da matematica mi è difficilissimo, essendo il sale della mia vita 😅). Così... Pensieri sparsi prima del mio primo caffè 😜
Arrivo tardissimo (e ho ancora in arretrato da rispondere al tuo 'quesito' su Morin!) ma dico che in queste tue considerazioni - scomodissime - mi rispecchio con una nitidezza assoluta.